mercoledì 20 febbraio 2013

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giovedì 30 agosto 2012

Quello che il "lui" di stasera non capisce, che non ha mai voluto capire, credo, è che io ci credevo davvero nella cosa tra me e lui. Ho sperato per sette anni che le cose andassero meglio, che lui andasse meglio. Che cambiasse, forse, ma siccome questa speranza è sbagliata a prescindere, forse speravo solo che crescesse.
Non è successo, e un litigio dopo l'altro, una tragedia dietro l'altra, un pugno alla porta, due tazze lanciate con forza sul pavimento, mezze frasi sfuggite che dicevano la verità, io continuavo a sperare che le cose cambiassero. Finchè l'ultima mi ha fatto capire che no, a trent'anni non si può ancora sperare che le cose cambino, se ritieni sano e giusto comportarti ancora così.
Adesso è colpa mia, che me ne sono andata. Ho rinunciato, ho gettato la spugna, mentre lei "mi avrebbe perdonato tutto". Ma siccome lui non ha mai avuto niente da perdonarmi, in realtà non lo sa cosa vuol dire. Ed è come se non l'avesse detto.
Quello che non vuole capire è che io ci credevo sul serio. Avevamo una casa, due gatti, e magari un giorno avremmo avuto una famiglia, bastava solo che lui crescesse. Ad oggi, non riesco ancora a trovare un posto dove sono stata bene come quando stavo a casa sua. La sentivo casa mia.. io, che non sto mai bene da nessuna parte. Con nessuno. In nessun modo. Non ci riesco.
E' colpa sua è colpa sua è colpa sua. Adesso almeno riesco a dirlo. Ok, forse non proprio a dirlo ad alta voce, ma perlomeno a pensarlo. E' colpa sua se ho perso il lavoro al bar, è colpa sua se ho litigato con la mia migliore amica che poi è morta senza che potessi dirle che avevo sbagliato e che era colpa sua.. è colpa sua se non riesco a darmi pace adesso, se non trovo un posto dove sto bene, se a trent'anni sono a questo stupido punto e non so come schiodarmi.
E' colpa mia averci creduto, aver sperato che potesse cambiare (crescere), che potessimo avere una famiglia e vivere felici e contenti come due persone adulte.
Mi sento di merda perchè lo amavo sul serio e adesso non so se sono più capace di farlo allo stesso modo.
Quando un giorno dietro l'altro, una settimana, un mese dopo l'altro, un anno dopo l'altro, sono colpi, e altri colpi, e colpi sempre peggiori.. e continui ad andare avanti anche quando arranchi e non hai niente a cui appoggiarti. Diventa sempre peggio, sai che devi staccarti e non ce la fai. Cristo, è passato più di un anno e ancora non ce la faccio.
Ti ritrovi a fare cazzate, a tornare indietro nel tempo o almeno a provarci.. a ributtarti in cose che dovrebbero essere morte e sepolte da anni e che invece ti sembrano ancora tutte uguali. Fingere che non sia successo niente, che il tempo non sia passato, che si possa ritornare indietro e riprendere i fili che sono stati buttati alle ortiche tanto tempo prima.
Cambia tutto e non cambia niente..
E adesso non è più lo stesso.. non posso cancellare quello che è successo. Non posso cancellare quei sette anni, e non posso cancellare l'anno che è venuto dopo. Un anno del cazzo. Un anno molto bello e molto brutto. Un anno in cui ho capito tante cose e tante altre si sono soltanto confuse.
E comunque non trovo pace. E non mi va di dare la colpa di questo a qualcun'altro.
Devo scrivere.
Perchè scrivere mi ha sempre salvato.

mercoledì 18 gennaio 2012

Brain-wanking

Penso: ok lo sta facendo apposta.
Penso: non può fingere così bene.
Penso: che motivo ha per comportarsi in questo modo.
Penso: ma io che ne so.
Penso: non può fingere fino a questo punto.
Penso: può fingere benissimo quanto vuole.
Penso: io non lo conosco.
Penso: non ho voglia di stargli dietro.
Penso: ne vale la pena.
Penso: comunque ci stiamo perdendo un sacco di cose.
Penso: comunque ci stiamo avvicinando un sacco.
Penso: forse non lo sa nemmeno lui.
Penso: forse non ci pensa.
Penso: è umiliante.
Penso: è divertente.
Penso: ha ragione.
Penso: io non lo capisco.
Penso: ha torto.
Penso: deve avere grosse turbe se non mi vuole.
Penso: ha tutte le ragioni del mondo se non mi vuole.
Penso: comunque ha grosse turbe in ogni caso.
Penso: come fai a decidere che non vuoi una relazione.
Penso: puoi decidere se vuoi o no una persona, non una relazione.
Penso: stai meglio da solo o stai meglio con me?
Penso: credo di sapere la risposta e non mi piace.

giovedì 5 gennaio 2012

Il panico.

Il panico.
Qualcosa che va bene.
Diverse cose che stanno andando bene.
Sentirmi una persona diversa.. Vorrei poter dire che è tutto merito mio invece non è vero.
Ci sono persone che si spaccano la testa sforzandosi di far entrare qualcosa nella mia testa dura. Non so se me lo merito. Non so quanto tutto questo è merito mio.
Ma ho voglia di fare cose, di impegnarmi in qualcosa, e mi sento come se servisse a qualcosa, finalmente.
Forse è soltanto il fatto di avere dei progetti. Di avere delle possibilità. Di avere delle cose.
Ottenute comportandomi esattamente all'opposto di come agirei istintivamente..
Da qui il panico di non sapere come comportarmi adesso e di poter fare qualche cazzata che potrebbe compromettere un sacco di cose positive. (O di aver già fatto in precedenza qualche grossa cazzata che potrebbe compromettermi tutto.)
Oppure semplicemente di perdere l'appiglio sulle cose che ho e tornare indietro e ricominciare da capo e scoprire che era tutta una mia convinzione e che in realtà non è cambiato un cazzo.
Che io sono sempre la stessa. Che ho sempre diciassette anni. Che non faccio mai un passo avanti, se non per farne due indietro.
Crisi: sconvolgimento interiore che dovrebbe portare a qualcosa di meglio. (Dalla mia personale interpretazione del dizionario.)
La cosa migliore è che credo che a questo punto la crisi sia finita.


E' una persona "normale" per quanto può esserlo una qualunque persona, inserita nella società, con dei progetti di vita ambiziosi, un certo livello di cultura, single e senza figli, con la madre lontana, un'età accettabile, avete un feeling particolare e questa cosa non ti sta creando problemi, perciò se ti lamenti di nuovo vengo lì a corsa e ti prendo a calci!

 Vi voglio bene. A tutte. Sul serio.

giovedì 13 ottobre 2011

Quando ero a Londra ascoltavo Echoes, Silence, Patience & Grace dei Foo Fighters. Lo ascoltavo almeno una volta tutti i giorni.
La prima volta che l'ho ascoltato tutto con attenzione ero nella saletta del ristorante, in pausa, che sonnecchiavo sul divano che stavo dividendo con Mauro, che invece dormiva come un sasso.
Quando mi chiedono perchè sono tornata da Londra non riesco quasi mai a dare una spiegazione sensata.
Razionale, almeno. Io non sono soddisfatta delle mie risposte.
Wish I were with you
I couldn't stay
Every direction
Leads me away
Pray for tomorrow
But for today
All I want is to be home.

Volevo solo andare a casa.

martedì 4 ottobre 2011

Are we getting closer or are we just getting more lost?

4 mesi da quando mi facevo questa domanda.
Adesso direi che la risposta è abbastanza chiara.


Cosa posso dire? I primi giorni mi sentivo aperta in due.
Ve ne siete andati tutti insieme..
Mi giravo e mi rigiravo in quel letto pidocchioso dell'ostello londinese, sbarravo gli occhi alle prime luci e non riprendevo più sonno, pensando e ripensando a tutto quello che avrei voluto vomitarti addosso.
Non l'ho fatto alla fine, e va bene così, però penso che sia per questo che non riesco a smettere di pensarci.
Lo sai come sono fatta (no, non lo sai), che voglio sempre chiarire le cose (non l'hai mai capito), che l'ansia di non sapere mi fa diecimila volte peggio di un rifiuto (hai sempre creduto di aver capito tutto).
Allo stesso modo sapere di non aver tentato tutto il possibile mi fa stare ancora male. Però devo tracciare un confine tra tutto il possibile e l'accanimento; io non lo so vedere questo limite, e mi sa che l'avevo già passato un bel po' di tempo prima che me ne rendessi conto.
Ma il fatto è che non avevi capito niente. Non hai capito niente. E io non ho più modo di fartelo capire. Te non vuoi che io te lo faccia capire. Non te lo meriti.
Quindi basta, penso tutti i giorni. Basta, un giorno dopo l'altro. Basta. E intanto aspetto che tu ti faccia vivo in qualche modo e intanto ti allontani sempre di più.
More lost.
Voglio che tu sappia che non sono io quella che ha perso.