giovedì 13 ottobre 2011

Quando ero a Londra ascoltavo Echoes, Silence, Patience & Grace dei Foo Fighters. Lo ascoltavo almeno una volta tutti i giorni.
La prima volta che l'ho ascoltato tutto con attenzione ero nella saletta del ristorante, in pausa, che sonnecchiavo sul divano che stavo dividendo con Mauro, che invece dormiva come un sasso.
Quando mi chiedono perchè sono tornata da Londra non riesco quasi mai a dare una spiegazione sensata.
Razionale, almeno. Io non sono soddisfatta delle mie risposte.
Wish I were with you
I couldn't stay
Every direction
Leads me away
Pray for tomorrow
But for today
All I want is to be home.

Volevo solo andare a casa.

martedì 4 ottobre 2011

Are we getting closer or are we just getting more lost?

4 mesi da quando mi facevo questa domanda.
Adesso direi che la risposta è abbastanza chiara.


Cosa posso dire? I primi giorni mi sentivo aperta in due.
Ve ne siete andati tutti insieme..
Mi giravo e mi rigiravo in quel letto pidocchioso dell'ostello londinese, sbarravo gli occhi alle prime luci e non riprendevo più sonno, pensando e ripensando a tutto quello che avrei voluto vomitarti addosso.
Non l'ho fatto alla fine, e va bene così, però penso che sia per questo che non riesco a smettere di pensarci.
Lo sai come sono fatta (no, non lo sai), che voglio sempre chiarire le cose (non l'hai mai capito), che l'ansia di non sapere mi fa diecimila volte peggio di un rifiuto (hai sempre creduto di aver capito tutto).
Allo stesso modo sapere di non aver tentato tutto il possibile mi fa stare ancora male. Però devo tracciare un confine tra tutto il possibile e l'accanimento; io non lo so vedere questo limite, e mi sa che l'avevo già passato un bel po' di tempo prima che me ne rendessi conto.
Ma il fatto è che non avevi capito niente. Non hai capito niente. E io non ho più modo di fartelo capire. Te non vuoi che io te lo faccia capire. Non te lo meriti.
Quindi basta, penso tutti i giorni. Basta, un giorno dopo l'altro. Basta. E intanto aspetto che tu ti faccia vivo in qualche modo e intanto ti allontani sempre di più.
More lost.
Voglio che tu sappia che non sono io quella che ha perso.

BUONGIORNO

Riprendo conoscenza la mattina nel mio letto singolo. Non so dove ficcare le gambe, sbatto un ginocchio nel muro e l'altro nelle sbarre (quelle per non farmi cadere di sotto; sì, dormo in un letto di sopra) e le ginocchia, che ho già sbattuto da qualche parte durante il giorno e anche il giorno prima e anche quello prima ancora, sono piene di lividi, così comincio a svegliarmi male.
Una volta deciso che mi alzerò recupero gli occhiali dal buco tra il materasso e l'armadio (non descriverò oltre la complessa architettura della "mia camera") e striscio verso la scaletta del letto, che è ingombra di libri e quaderni e altre cose quindi mi tocca saltare e stirarmi un muscolo e poi finalmente ritrovarmi a terra, nella penombra, nell'angolo tra il letto e la scrivania e la finestra e un cumulo di vestiti.
Accendo il computer e vado a prepararmi il tè mentre mi stacco le caccole dagli occhi.
Buongiorno.